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“ESSERE STUDENTI. ESSERE INSEGNANTI:
CHE FATICA…!”
Dato che anch’io sono uno studente, so di preciso che cosa può essere difficile e faticoso: ad esempio gli insegnanti vendicativi, che puniscono e danno le note pensando: “Visto che quando ero ragazzo i professori ce l’avevano solo con me, adesso sono io che mi vendico punendo gli alunni!”. E così, alla fine, ci rimettiamo solo noi. Oppure quando gli insegnanti ci accusano di qualcosa che non abbiamo fatto: ad esempio quando non ci danno compiti e poi la volta dopo dicono che non li abbiamo fatti; o quando ci accusano di “alto tradimento”, per aver cercato di rubare dalla cartella di un compagno quando invece lo stavamo aiutando a cercare la penna; o quando (e questo è già successo) l’insegnante entra in aula nel silenzio più totale e ci minaccia di darci una nota di classe se non la smettiamo di fare rumore; oppure quando… OK, OK, avete capito!
Naturalmente questo vale anche per gli insegnanti, che si devono fare la flebo dopo aver sentito le scuse esasperanti degli alunni: “Mi scusi prof. per il ritardo, ma quell’elefante non voleva levarsi dal cofano dell’auto!”. Oppure: “Buongiorno! Scusi per il ritardo, ma ho perso il cinghiale delle 7,30”. O quando non fanno i compiti e si scusano dicendo: “Professoressa, ho dimenticato il quaderno su di un iceberg!”. Oppure: “Non ho potuto portare i compiti perché il tricheco non voleva darmeli!”. E ancora: “Mi dispiace, ma mentre facevo colazione mi è finito il quaderno nell’affettatrice per tapiri della mamma!”. E vi assicuro che ho visto più volte un insegnante andare dallo psichiatra…
Naturalmente l’insegnante non ha solo dei problemi con gli alunni. Può succedere che un giorno arrivi in classe la bidella e dica: “Mi scusi, ci sarebbero dei moduli da firmare, ma c’è un problema…”. “E sarebbe?”, chiede l’insegnante. “Dove li parcheggiamo i dieci TIR pieni di moduli?”. A quel punto l’insegnante non può più rispondere…, si è direttamente tirato la lavagna in testa!
Ma la cosa peggiore sono le gite. Vi illustro le frasi che può dire un insegnante in queste occasioni, in base ai vari luoghi in cui la gita si svolge.
Gita in montagna: “Ehi voi, che cosa credete di fare con quel masso?”. “Fermo, lascia stare quel montone!”. “Non toccate la motosega del boscaiolo!”. “E tu, molla il guardiacaccia!”:
Gita al mare: “Bambini, ridate subito i pesci al pescatore!”. “Fermo tu, lascia stare l’arpione!”:
Gita al museo: “No bambini, quello non è un frigorifero, ma un sarcofago!”. “Credo che il custode sarà un po’ scontento se guardate la tivù seduti sul trono di Luigi XII!”.
Naturalmente in tutto c’è un lato positivo, anche nel vedere bambini che abbattono alberi, distruggono musei, ed insegnanti che firmano migliaia di moduli.
Forse in questo mio discorso sono volato un po’ con la fantasia, d’altra parte sono un bambino ed un po’ di divertimento farebbe bene a tutto il mondo (in particolare agli insegnanti).
Infatti, se io fossi uno di loro, farei divertire i miei alunni, ma in modo che continuino ad imparare: ad esempio potrei portarli sull’Everest per dimostrare che l’uomo delle nevi non esiste; oppure andremmo a contare i cicchi di caffè che ci sono nelle piantagioni americane.
Sicuramente è bello volare con la fantasia, ma non troppo: ed io vi assicuro che di questo ho una certa esperienza!
(Tommaso, dalla classe II di Bardonecchia)